Con sentenza n. 53 del 2025, la Corte costituzionale si è pronunciata sul tema del diritto all’identità personale nelle adozioni di maggiorenni. Il giudice costituzionale ha sancito la legittimità dell’art. 299 co. 1° c.c. nella parte in cui non consente la sostituzione del cognome originario dell’adottato maggiorenne con quello dell’adottante, neppure con il consenso espresso da entrambe le parti. Ai sensi del menzionato art. 299 c.c., l’adottato maggiorenne può solamente aggiungere o anteporre il cognome dell’adottante, senza che gli sia consentita la sostituzione. Una simile facoltà è invece prevista per gli adottati minorenni, che possono sostituire al proprio cognome quello dell’adottante.

In questo quadro normativo, il Tribunale ordinario di Reggio Emilia sollevava questione di legittimità costituzionale dell’art. 299 1° co. c.c. in riferimento agli artt. 2 e 3 co. 1° Cost.

Il giudice costituzionale ha rigettato le questioni sollevate dal giudice a quo. Circa il presunto contrasto tra l’art. 299 co. 1° c.c. e l’art. 2 Cost., la Corte costituzionale ha sancito che la disposizione codicistica non lede il diritto all’identità personale dell’adottato. Il cognome rientra infatti nel nucleo durevole dell’identità personale, formatosi in un consistente arco temporale (almeno diciotto anni) ed è in via generale sottratto alla piena disponibilità del titolare. Inoltre il cognome ha altresì una rilevante funzione identificativa. Pertanto, non è irragionevole la scelta di escludere la cancellazione del cognome originario dell’adottato maggiorenne.

La Corte rigetta, infine, anche questione di legittimità costituzionale ai sensi dell’art. 3, co. 1° Cost., escludendo che vi sia una disparità irragionevole tra la disciplina del mutamento del cognome nelle adozioni di minorenni e in quelle di adulti. La diversità delle finalità e delle implicazioni delle due forme adottive giustifica pienamente una disciplina differenziata in materia di cognome.

 

(Commento di Pietro Campana)