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Opinione dissenziente congiunta dei Giudici Wildhaber, Costa, Lorenzen, Kovler e Jebens nel caso Hirst c. Regno Unito (N. 2), N. 74025/01, Corte EDU (Grande Camera), 6 ottobre 2005

Data
06/10/2005
Tipologia Opinione dissenziente
Numerazione 74025/01

Abstract

Esclusione dall’esercizio del diritto di elettorato rispetto alle elezioni nazionali e locali per le persone condannate ad una pena detentiva.

Riferimenti normativi

Art. 3 Prot. 1 CEDU

Massima

1. L’art. 3 Prot. 1 della CEDU, nella sua interpretazione originaria, non concedeva direttamente diritti individuali e non conteneva altre condizioni per le elezioni, anche in relazione alla portata del diritto di voto, se non il requisito che doveva essere garantita "la libera espressione dell'opinione del popolo". La Corte ha successivamente affermato che l'articolo concede effettivamente diritti individuali, compreso il diritto di voto, riconoscendo allo stesso tempo che tali diritti individuali non sono assoluti ma possono essere soggetti a delle limitazioni che lasciano agli Stati contraenti un ampio margine di valutazione, che è comunque soggetto al controllo della Corte.

 

2. L'art. 3 Prot. 1 della CEDU lascia un ampio margine di valutazione agli Stati contraenti nella determinazione del loro sistema elettorale. In ogni caso, in assenza di una formulazione precisa di tale disposizione e le delicate valutazioni politiche coinvolte circa l’esercizio del diritto elettorale da parte dei detenuti richiedono cautela. A meno che le restrizioni non pregiudichino l'essenza stessa del diritto di voto o siano arbitrarie, una legislazione nazionale sul diritto di voto dovrebbe essere dichiarata incompatibile con l'art. 3 Prot. 1 della CEDU solo se ragioni rilevanti giustificano tale constatazione. Inoltre, la legislazione degli Stati membri dimostra che c'è poco consenso sulla questione del diritto di voto ai detenuti. Infatti, la maggioranza degli ordinamenti non prevede tali restrizioni, anche se alcuni Stati hanno restrizioni generalizzate e altri limitate. Quindi, non si può affermare che la legislazione del Regno Unito sia in disarmonia con una disciplina europea comune.