Kavala c. Turchia, N. 28749/18, Corte EDU (Seconda Sezione), 10 dicembre 2019

Deroga alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo in caso di stato d’urgenza. Detenzione disposta sulla base di un “mero sospetto”. Eccessiva durata del procedimento volto alla valutazione della legittimità della detenzione. Privazione della libertà personale utile a ridurre al silenzio attivisti di ONG e difensori dei diritti umani.

Art. 5 CEDU
Art. 15 CEDU
Art. 18 CEDU

1. Anche nel caso di stato d’urgenza, la detenzione basata sul “mero” sospetto della commissione di un reato viola l'art. 5, par. 1, let. c) CEDU. L’assenza di un “ragionevole” sospetto a fondamento della privazione della libertà personale spoglia l’art. 5, par. 1, let. c) CEDU dei suoi requisiti minimi, circostanza questa che non può dirsi strettamente richiesta dalle esigenze della situazione, come è invece prescritto dall’art. 15 CEDU.

2. Il periodo di un anno, cinque mesi e ventinove giorni utile a valutare una domanda di scarcerazione non può essere considerato compatibile con il requisito di "rapidità" di cui all'art. 5, par. 4 CEDU. Una tale durata del procedimento di revisione della legittimità della detenzione non può essere giustificata nemmeno in considerazione delle speciali circostanze che caratterizzano uno stato di urgenza.

3. La restrizione della libertà personale per lo scopo dissimulato di ridurre al silenzio gli attivisti delle ONG e i difensori dei diritti umani è contraria all’art. 18 CEDU e compromette l'essenza stessa della democrazia, in cui le libertà individuali possono essere limitate solo in nome dell'interesse generale. Ciò pare tanto più grave se si considera il ruolo svolto dai difensori dei diritti umani e dalle organizzazioni non governative in una società pluralista.
(Caso relativo al ricorso presentato da un difensore dei diritti umani turco, arrestato e detenuto per aver tentato di rovesciare il governo e di sovvertire l'ordine costituzionale con la forza e la violenza).