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Shimovolos c. Russia, N. 30194/09, Corte EDU (Prima Sezione), 21 giugno 2011

Abstract

Detenzione di breve durata di un attivista per i diritti umani basata sul sospetto che egli potesse partecipare ad attività estremiste. Iscrizione del ricorrente in una banca dati di sorveglianza: raccolta e conservazione di dati riguardanti gli spostamenti personali.

Riferimenti normativi

Art. 5 CEDU
Art. 8 CEDU

Massima

1. L'articolo 5 par. 1 lett. (c) CEDU non consente una politica di prevenzione generale diretta contro un individuo o una categoria di individui che sono percepiti dalle autorità – a torto o a ragione – come pericolosi o propensi ad atti illeciti. La disposizione offre agli Stati contraenti solamente un mezzo per prevenire la commissione di un reato specifico e concreto (caso in cui il ricorrente era stato controllato, interrogato e scortato alla stazione di polizia con lo scopo generico di impedirgli di commettere "reati di natura estremista", solamente per il fatto che il suo nome era stato registrato nella banca dati di sorveglianza dei “potenziali estremisti” a causa del suo impegno come attivista per i diritti umani).
2. La raccolta e l'archiviazione sistematica di dati personali da parte dei servizi di sicurezza rappresenta un'interferenza nella vita privata e familiare dei soggetti interessati ai sensi dell'art. 8 CEDU, anche se tali dati vengono raccolti in un luogo pubblico o riguardano esclusivamente le attività professionali o pubbliche della persona. Nell'ambito speciale delle misure segrete di sorveglianza, i requisiti stabiliti dall'art. 8 par. 2 CEDU non potrebbero significare che un individuo debba essere posto in grado di prevedere quando è probabile che le autorità ricorrano alla sorveglianza segreta in modo da poter modificare la propria condotta di conseguenza. Tuttavia, soprattutto laddove un potere conferito all'esecutivo viene esercitato in segreto, i rischi di arbitrarietà appaiono evidenti. È quindi essenziale disporre di regole chiare e dettagliate sull'applicazione di misure segrete di sorveglianza, soprattutto perché la tecnologia disponibile sta diventando sempre più sofisticata. La legge deve essere sufficientemente chiara nei suoi termini per fornire ai cittadini un'indicazione adeguata delle condizioni e delle circostanze in cui le autorità hanno il potere di ricorrere a qualsiasi misura di sorveglianza segreta e di raccolta di dati. Inoltre, a causa della mancanza di controllo pubblico e del rischio di abuso intrinseco in qualsiasi sistema di sorveglianza segreta, le seguenti garanzie minime dovrebbero essere stabilite nella legge statutaria per evitare abusi: la natura, la portata e la durata delle possibili misure, i presupposti necessari per disporle, le autorità competenti ad autorizzarle, eseguirle e controllarle, nonché le specifiche tipologie di rimedio previste dalla legge nazionale (caso in cui la Corte di Strasburgo ha ritenuto che la creazione e il mantenimento di una banca dati di sorveglianza e le procedure relative alla sua concreta operatività non fossero rispettose del diritto alla privacy del ricorrente, dal momento che il diritto interno non indicava con sufficiente chiarezza la portata e le modalità di esercizio della discrezionalità conferita alle autorità nazionali per raccogliere e memorizzare le informazioni sulla vita privata delle persone).

Note

Nella motivazione della sentenza, la Corte di Strasburgo ha sottolineato che il ricorrente è stato fermato, controllato, interrogato e scortato alla stazione di polizia in occasione del vertice tra Russia e Unione europea, mentre si trovava in viaggio per recarsi a una marcia di protesta.