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Comunità Quilombola di Alcântara c. Brasile. Eccezioni preliminari, fondo, risarcimento e spese, Serie C n. 548, Corte interamericana dei diritti dell’uomo, 21 novembre 2024

Data
21/11/2024
Tipologia Sentenza
Numerazione Serie C n. 548

Abstract

Lo Stato è responsabile per il mancato riconoscimento e la mancata protezione del territorio tradizionale delle comunità tribali afrodiscendenti, per la violazione del loro diritto alla proprietà collettiva, alla consultazione previa, a condizioni di vita dignitose e alla protezione contro la discriminazione strutturale.

Riferimenti normativi

Art. 17 CADU

Art. 21 CADU

Art. 22 CADU

Art. 24 CADU

Massima

1.     La mancata delimitazione, demarcazione e titolazione del territorio tradizionale delle comunità tribali, così come l’attribuzione di titoli individuali in luogo del riconoscimento della proprietà collettiva, costituiscono una violazione del diritto alla proprietà collettiva e alla libertà di circolazione e residenza, ai sensi della Convenzione Americana. Nel caso delle comunità quilombola di Alcântara, la Corte ha riscontrato che il Brasile non ha rispettato l’obbligo di garantire il pieno uso e godimento del territorio collettivo, anche a causa delle restrizioni imposte durante le operazioni del Centro di Lancio Aeroespaziale, che hanno compromesso il libero esercizio di attività religiose, economiche e di sussistenza. Il mancato riconoscimento del legame spirituale, identitario e funzionale tra le comunità e il loro territorio ha rappresentato una violazione diretta dei diritti collettivi garantiti dalla Convenzione.

 

2.     L’assenza di una consultazione previa, libera e informata su misure che possono incidere sui diritti delle comunità tribali costituisce una violazione del diritto alla partecipazione, del principio di autodeterminazione e della protezione della proprietà collettiva. Nel caso in esame, la Corte ha considerato che il Brasile ha omesso di consultare in modo adeguato le comunità quilombola in relazione alle misure legate all’espansione e al funzionamento del Centro di Lancio Aeroespaziale, impedendo loro di partecipare alle decisioni che le riguardavano direttamente e negando un elemento essenziale della titolarità collettiva, nonché dell’autonomia culturale e organizzativa riconosciuta alle comunità tribali.

 

 

3.     Il trasferimento forzato di comunità tribali in contesti di precarietà abitativa, educativa, alimentare e culturale, senza adeguate misure correttive o compensative, e in assenza di un accesso effettivo alla giustizia, viola il progetto di vita collettivo e configura una forma di discriminazione strutturale contraria alla Convenzione Americana. La Corte ha considerato che le comunità quilombola, spostate in “agrovillas”, hanno perso l’accesso alle risorse naturali essenziali per la loro economia di sussistenza, la possibilità di mantenere le proprie pratiche culturali e religiose e di vivere in condizioni dignitose. Inoltre, la mancanza di una risposta giudiziaria tempestiva ed efficace ha alimentato sentimenti di ingiustizia e umiliazione, rafforzando la discriminazione storica e strutturale nei confronti delle comunità afrodiscendenti.