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Una raccolta, ordinata per anni, delle pronunce di maggior rilievo in materia di pluralismo

Ochigava c. Georgia, N. 14142/15, Corte EDU (Quinta Sezione), 16 febbraio 2023

Ochigava c. Georgia, N. 14142/15, Corte EDU (Quinta Sezione), 16 febbraio 2023

La Corte EDU si è pronunciata sul diritto ad essere liber* da trattamenti inumani e degradanti e tortura in un caso concernente un ex detenuto del carcere Gldani di Tiblisi in Ochigava c. Georgia. Il ricorrente contestava la violazione da parte dello Stato del divieto di trattamenti inumani e degradanti ai sensi dell’articolo 3 CEDU.

 

Le indagini sugli abusi a livello interno erano iniziate in seguito ad una iniziativa più ampia di indagine sui maltrattamenti sistematici nei confronti dei detenuti in varie prigioni, avuti luogo in Georgia tra il 2010 ed il 2012, tra cui, appunto, il carcere di Gldani. Secondo tale indagine, il ricorrente era stato ripetutamente vittima di maltrattamenti da parte di guardie carcerarie identificabili (paragrafo 10). Tra questi abusi, perpetrati dalle guardie del carcere, vi erano stati l’isolamento, il diniego di cibo, delle visite dei familiari e dell’utilizzo dei servizi igienici. In seguito alla prassi abituale di pestaggio riservata ad i detenuti appena arrivati, il ricorrente aveva riportato molteplici lividi e denti rotti (paragrafi 13-15). Inoltre, le guardie avevano imposto ai detenuti restrizioni arbitrarie ed eccessive per affermare il proprio potere e controllo, vietando loro di parlare ad un normale volume di voce, insultandoli e proibendo loro di stendersi di giorno sui propri letti (paragrafi 11-12).

 

La Corte ha valutato, inoltre, la sussistenza di una violazione del profilo procedurale dell’articolo 3 CEDU. Ha così riscontrato che, nonostante le corti domestiche avessero assicurato alcune condanne, le indagini non potevano dirsi effettive, alla luce dei periodi di inattività irragionevole e di mancata reattività da parte delle autorità nazionali alle plurime richieste del ricorrente. Per questi motivi, tanto procedurali quanto sostanziali, la Corte ha riscontrato una violazione dell’articolo 3 a causa dei maltrattamenti subiti dal ricorrente, alcuni dei quali hanno costituito una forma di tortura.

 

(Commento a cura di Giovanna Gilleri)