La Corte Suprema statunitense con sentenza del 17 giugno 2021 ha deciso il caso Fulton v. City of Philadelphia. La controversia verteva sull’attività di collocamento dei minori presso famiglie affidatarie e la relativa funzione di selezione e di certificazione di idoneità delle famiglie che avrebbero voluto accogliere il minore. Negli Stati Uniti, tale attività è affidata ad agenzie private che affiancano la gestione degli organi pubblici. Tra le varie, v’è la Catholic Social Services, la quale è un ente che dipende direttamente dalla diocesi di Philadelphia e svolge il servizio in questione.

 

Le coppie composte da persone dello stesso sesso (e quelle non sposate) lamentavano la mancanza da parte della Catholic Social Services di certificarle come famiglie affidatarie. Al fine di evitare tale discriminazione, la città di Philadelphia aveva inserito tra le clausole contrattuali il divieto di discriminazione fondato sull’orientamento sessuale. A seguito dell’inosservanza di tali clausole da parte dell’ente, le istituzioni cittadine avevano interrotto qualsiasi rapporto riguardante l’affidamento dei minori.

Ritendendo di aver subito un danno, la Catholic Social Services, si appellava al primo Emendamento della Costituzione americana, custode della libertà religiosa.

 

Chiamata a dirimere la controversia, la Corte Suprema si è posta in linea con la propria recentissima giurisprudenza in materia. Argomentando a favore dell’ente cattolico, ha ritenuto essere prevalente, tra i vari interessi in gioco, il diritto alla libertà religiosa.

Imponendo all’agenzia di scegliere se circoscrivere la portata della missione che l’ente persegue oppure accettare rapporti genitoriali in contrasto con i suoi convincimenti, l’amministrazione avrebbe caricato con un onere eccessivo l’esercizio della libertà religiosa dell’ente in questione. In altri termini, l’amministrazione della città di Philadelphia, con la condotta adottata, avrebbe ingiustamente leso l’esercizio della libertà religiosa della Catholic Social Services.