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Giurisprudenza in evidenza

Una raccolta, ordinata per anni, delle pronunce di maggior rilievo in materia di pluralismo

Corte di Cassazione italiana, Sez. lavoro, N. 19618/2020, 18 settembre 2020

Corte di Cassazione italiana, Sez. lavoro, N. 19618/2020, 18 settembre 2020

Il 18 settembre 2020 la Corte Suprema di Cassazione, Sezione lavoro, ha affrontato la vexata quaestio dell’esposizione del crocifisso nella scuola pubblica.

I Giudici della Corte che hanno emesso un’ordinanza interlocutoria, rinviando alle Sezioni Unite la controversia promossa da un docente di scuola media superiore, a cui era stata inflitta una sospensione di 30 giorni per avere tolto, durante le ore in cui svolgeva lezione, il crocifisso dall’aula scolastica.

La sospensione era stata stabilita dopo che la preside dell’istituto scolastico aveva imposto al professore di attenersi a quanto stabilito a maggioranza dall’assemblea degli studenti, non contrari alla presenza in aula del crocifisso.

La Sezione Lavoro della Corte ha rilevato che il ricorso proposto dal professore riguardava temi di natura giuridica assai delicata, richiamando un bilanciamento, in ambito scolastico, tra la libertà di insegnamento e il rispetto della coscienza degli alunni.

Secondo l’ordinanza interlocutoria, occorre prendere in considerazione le diverse posizioni espresse dalla Corte di cassazione e dalla giurisprudenza amministrativa ma anche dal Giudice delle leggi e dalle Corti sovranazionali - con particolare riguardo alla Corte EDU - in relazione al significato di simbolo religioso, al principio di laicità dello Stato, alla tutela della libertà religiosa, al carattere discriminatorio di atti o fatti del datore di lavoro che, in ragione del credo, possono porre un lavoratore in posizione di netto svantaggio.

Naturalmente la Corte di cassazione, con l’ordinanza in analisi, non fornisce una soluzione, proprio perché ritiene opportuno (stante le diverse interpretazioni del problema) l'intervento delle Sezioni Unite per dipanare una questione che da tempo attende una risposta chiara e per trovare un “ragionevole accomodamento” ed evitare soluzioni “autoritarie”.

 

(Commento a cura di Alessandro Cupri)